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«Più sinergie tra le aziende»

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Martedí 24 Febbraio 2009

Un settore decisivo per la produzione italiana di acciaio. Ma che soffre la scarsa sinergia tra i diversi anelli della filiera. E che ora, alla luce della recessione mondiale, deve rivedere il suo assetto. Roberto Lunardi, presidente di Assofermet, l'associazione dei commercianti di materiali non ferrosi, guarda con apprensione alla crisi che sta colpendo in particolare il mercato del rottame.
Perchè il comparto del rottame è strategico per l'Italia?
L'Italia siderurgica divora rottame: oltre il 60% dell'acciaio si produce da forno elettrico. Le acciaierie italiane consumano ogni anno circa 21 milioni di tonnellate di rottame e, di queste, oltre 16 sono raccolte e incanalate alla produzione dai nostri soci. È un ruolo cruciale per un sistema industriale da 30 milioni di tonnellate di acciaio che ci portano al 2° posto tra i produttori europei.
Eppure il settore oggi morde il freno...
La raccolta di rottame, effetto diretto dell'attività produttiva, in tempi di crisi si contrae, riducendo ulteriormente l'offerta della commodity. Neanche il parallelo ridursi delle produzioni siderurgiche riesce ad attenuare la pressione della richiesta, alimentando tensioni sul mercato.
Cosa serve allora?
Più sinergia. Gli operatori dei diversi comparti della filiera siderurgica dovrebbero cercare un maggior dialogo: dobbiamo evitare che l'inevitabile "selezione naturale", che farà scomparire gli operatori meno attrezzati, inneschi un effetto domino, producendo danni anche ad aziende che meriterebbero un futuro. Evitare la contrazione del credito e disporre di ammortizzatori sociali efficienti ed accessibili al più ampio ventaglio possibile di imprese sono due necessità.
Il comparto deve sciogliere importanti nodi anche dal punto di vista normativo.
In un Paese come il nostro, con limitate risorse naturali, ma capace di riciclare risorse, la nostra attività dovrebbe avere rispetto e attenzione. Invece la legislazione italiana in materia è più complicata e restrittiva che nel resto del mondo, con effetti penalizzanti per gli operatori italiani. Si arriva così al paradosso che un settore capace di recuperare praticamente il 100% dei "rifiuti" metallici prodotti nel Paese, trasformandoli in una preziosa materia prima, deve affrontare costi e difficoltà superiori a quelle che gravano sui propri concorrenti stranieri. Invece che essere premiati, veniamo penalizzati.
Quello del commercio di rottami è un settore molto frammentato. Gran parte dei problemi non deriva proprio da questo assetto?
No. Abbiamo dimostrato un alto grado di flessibilità e di efficienza che ci hanno permesso performance eccellenti. Sono caratteristiche ancor più preziose in momenti difficili. La "selezione naturale" creerà forse danni meno gravi, perché i vuoti lasciati dalla scomparsa di alcune imprese non strutturate sono più colmabili di quelli creati dalla scomparsa di un solo grande operatore. Dove la dimensione delle aziende è tanto maggiore, il sistema paese può ritrovarsi con interi settori produttivi irrimediabilmente compromessi, dopo una grave crisi.

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